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Francesco Messori

Francesco Messori, il bomber con le stampelle

Proprio mentre realizzavo questa intervista Francesca Mazzei e suo figlio Francesco Messori erano in TV a raccontare la loro incredibile storia di vita in un programma del pomeriggio. Sono stata onorata di averli intervistati anche io oltre Paola Perego e Marta Flavi

Ha da poco compiuto 15 anni Francesco Messori, la nuova promessa della Nazionale Italiana amputati, che è l’unica squadra italiana, nata proprio per la forza e la determinazione di uno dei suoi giocatori “simbolo”.

Francesco, soprannominato Messi, come il suo idolo del calcio è un giovanissimo calciatore grintoso, ci racconta la sua incredibile vicenda, la mamma Francesca Mazzei che l’ha sempre incoraggiato e sostenuto anche quando c’era da mettere insieme addirittura una squadra di calcio, dando così una possibilità di rivincita a tanti giovani amputati che amano tirare a un pallone.

“Con Francesco abbiamo cominciato a lottare sin dal giorno della sua nascita il 22 novembre del 1998” – Ci racconta Francesca la giovane mamma che vive a Correggio in provincia di Reggio Emilia e lavora presso il Policlinico di Modena. La grinta, mamma e figlio, l’hanno dovuta tirare fuori alla svelta perché Francesco è nato con una agenesia della gamba destra, l’assenza del rene destro e con un’atresia esofagea (mancanza di un pezzo di esofago) per il quale è stato operato il giorno dopo della sua venuta al mondo.

Entrambi sapevano che la vita di Francesco sarebbe stata in salita, soprattutto quando si è presentata la necessità di un altro intervento chirurgico avvenuto quando il bambino aveva 10 anni per la correzione di una grossa cifo-scolosiosi avvenuto al Gaslini di Genova.

“Mio figlio era nato anche con un’emivertebra (una vertebra non sviluppata del tutto), l’intervento che gli ha ridato una schiena dritta è durato 10 ore e anche in quell’occasione si è dimostrato molto forte e coraggioso”. Il carattere di Francesco non tarda a venir fuori; è un bambino caparbio che deva fare i conti con la sua prima protesi a un anno, ma il piccolo è molto attivo e trova questo genere di ausilio molto scomodo perché ha un aggancio direttamente al bacino e lui ha voglia di muoversi, di giocare a pallone, di fare come gli altri suoi coetanei.

Così decide di mettere la protesi al chiodo – la chiude per sempre dentro l’armadio come dice Francesca che continua: “La passione per il calcio nasce più o meno tra gli 8 e i 9 anni. Inizia a giocare come portiere, con la protesi era l'unico ruolo che poteva provare, poi consapevole del fatto che non potrà mai disputare partite ufficiali, in porta non ci vuole più stare perché non si diverte e decide di cominciare a usare le stampelle e giocare in attacco. Ovviamente si allena e basta perché non può giocare partite ufficiali, ma si diverte tantissimo”.

Francesco partecipa a una manifestazione di sport integrato nel giugno 2011 a Bologna, la manifestazione si chiama HappyHand. Disputa una partita di calcetto integrato e in quell’occasione è notato da Ability channel (una web-tv) che lo riprende e realizza un'intervista.

La storia di Francesco Messori, giovanissimo calciatore combattivo sulle sue stampelle, comincia a girare per giornali e tv e arriva direttamente al CSI (Centro Sportivo Italiano.) Il presidente del CSI Massimo Achini decide di cambiare il regolamento per Francesco e dichiara: "Sono le regole che devono essere cambiate a favore della vita e non il contrario". Così per il giovane Messori avviene il tesseramento tra i così detti normodotati.

Ma non basta, Francesco però desidera di più! Gli manca il confronto con persone affetti dalla sua stessa disabilità con i quali condividere la passione per il calcio. Fuori dai confini italiani esistono realtà di questo tipo e Francesco Messori si chiede come mai non ci sia un gruppo di calciatori amputati anche in Italia. “

Così grazie alla creazione su un Social network di un gruppo chiamato Calcio Amputati Italia così mio figlio si mette in contatto con altri ragazzi provenienti da tutta la Penisola conclude Francesca. “C’è bastato poco – Continua soddisfatta – In un anno la Nazionale Italiana Amputati era già formata.

Il CSI pian piano comincia ad assecondare il sogno di Francesco e nel Dicembre 2012 presenta ad Assisi, durante il meeting nazionale, la Nazionale Italiana di calcio per amputati”. Tutto funziona così: Ogni membro della squadra si allena nel proprio paese e una volta al mese con la squadra si trova in una città sempre diversa d'Italia per un ritiro di due giorni.

Nel 2013 i ragazzi hanno disputato due partite amichevoli con la Francia, (in Francia il calcio per amputati esiste da otto anni). L’Italia in quell’occasione ha perso sia all’andata per 5-2 in Francia ad Annecy e nella partita di ritorno 2-1 a Cremona - “ma abbiamo accorciato le distanze” - sorride maliziosa Francesca, poi continua: “La città di Cremona è stata scelta perché Francesco, proprio in questa città, il 5 febbraio 2012, ha giocato la sua prima partita da tesserato in un torneo CSI”.

I sogni per il futuro e i nuovi progetti non mancano, come ad esempio entrare a far parte della WAFF (world amputee football federation, in altre parole l’insieme delle associazioni calcio amputati predenti nel mondo) Francesco pensa in grande, come i grandi campioni, sia sa! Però ci sono anche i Mondiali di Calcio in Mexico nel Dicembre del 2014…

Ma tra tutti, il sogno più ambizioso è poter portare alle Paralimpiadi di Rio (2016) il calcio per amputati come sport dimostrativo. “Sono molto orgogliosa di Francesco, grazie alla sua grinta e determinazione ha portato in Italia uno sport che non esisteva e che potrebbe diventare una disciplina Paralimpiaca! Il mio Francesco le barriere non lo mette neppure ai sogni, quindi siamo qui, fiduciosi!”

Con mio figlio ci piace pensare alla vita come una partita a carte da giocare e 1nella quale non importa le carte che il destino ha deciso di assegnarci, bisogna lo stesso cercare tra le proprie, la carta vincente o il Jolly fortunato per giocare al meglio la propria mano, perché il valore più importante è proprio la vita!

 Dorotea Maria Guida .