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VALERI, amore e passione oltre la disabilità

Disabilità e passione la sfida di un libro dal titolo: VALERI

[…] “La nostra relazione epistolare era iniziata nel modo più fresco e giocoso che potesse esserci, piena di sentimenti teneri e dolci; con il passare dei mesi però ho notato che la freschezza, il gioco, la dolcezza andavano diventando qualcosa di più serio.

La commedia si è trasformata in dramma e chissà, forse, se non finirà in tragedia. Tu sei la bella Colombina ed io, non so più chi sono, se Silvio o il Pagliaccio oppure soltanto il povero Tonio So soltanto che tu continuerai a vivere la tua vita mentre il mio destino è certo, anzi, che dico? Certissimo! Un uomo innamorato è un uomo che vuole essere più piacevole di quello che è: ecco perché tutti gli innamorati sono ridicoli. Finché si ama non si riflette e, quando si riflette, non si ama più! Ricordalo sempre cara Valery ”[…]

POSTFAZIONE

 

La storia parla di coraggio, forza e determinazione. Ma anche d’ingiustizia, amore, dolore. E’ anche un viaggio attraverso gli occhi di Valeria. Gli occhi di una ragazza nata in un piccolo paese del sud, dove si conoscevano tutti e tutti sapevano di tutti. Ma nessuno sapeva che Caterina sognava di essere Valeri e di lasciare un giorno, come le lettere che spediva segretamente, quell’angolo dell’isola che la voleva “sistemata” o meglio maritata.

Valeri cresce insieme al fratello/gemello: Ettore, nato con una malformazione alla gamba sinistra. I parenti più stretti sono lo zio Turi, che soffre di epilessia e la moglie Mela affetta da sordità fin dalla nascita. Il tempo trascorre e arriva l’adolescenza che vuol dire: i primi tiri a una sigaretta, il primo bacio, le prime avventure con Filippo, un ragazzino che aveva un moncherino al posto dell’arto sinistro e poi con Adamo, che tutti chiamavano “tartaglia”.

L’estate in Sicilia è un incanto, col vento che porta gli odori della libertà, la luce e il sole. Un ambiente contraddistinto dal rumore del mare, dai colori, dalla storia millenaria con le sue tradizioni, la cucina, natura, musica, allegria. Ma Caterina, alias Valeri, sente solo silenzi, soffocamento, solitudine; neppure l’amica Rossella, con la quale confidarsi. Quell’amica che un giorno in riva al mare aveva infranto le speranze di suo fratello Ettore: “Piuttosto monaca che con un handicappato!” Quanta tristezza riesce a infondere questo passaggio del libro al lettore. La paura di non essere accettati ha accarezzato con la sua fredda mano ognuno di noi, almeno una volta nella vita.

E’ in una di quelle giornate estive, “noiose, ovattate, inespressive”, così definite dalla protagonista, che Valeri trova un annuncio su Televideo. Agli inizi anni ’90 non c’erano i social e al contrario di ciò che si può pensare, non si stava tutti sulle piazze senza paure e senza vergogna alcuna. C’era anche chi troppo timido viveva di fotoromanzi e chi, insicuro ma curioso si affidava agli annunci sparsi ovunque si potesse. L’annuncio, di per sé non ha niente di sbagliato. Un annuncio valido, sincero, garbato. Che cosa spinge una ragazzina di sedici anni a ricercare attenzioni, considerazione, premure da un perfetto sconosciuto? Ha così inizio una fitta corrispondenza fra un adulto, colto e intelligente e una ragazzina affamata di sapere e libertà. Li unisce lo stesso sentimento di solitudine e inadeguatezza rispetto al mondo che li circonda. Sentimento che man mano si trasforma in qualcosa di più. S’instaura una sorta di relazione platonica, immaginaria, consapevolmente impossibile.

Finalmente arriva il giorno del diploma. I gemelli avrebbero trovato un lavoro, sarebbero stati indipendenti, da allora tutto sarebbe cambiato. E invece. Qui il libro mette il focus su un altro punto, piaga ancora oggi della nostra società. La disoccupazione dilaga ovunque, ma nei paesini del sud è più presente che in altri posti. Lì dove si fortifica il lavoro nero, lì dove se sei fortunato, ti fanno “la grazia” di trovarti un impiego, ovviamente in cambio di favori e denari ad amici e compari. Anche i protagonisti sono stati accompagnati dal padre nello studio di don Rococò, colui che decideva in paese chi poteva lavorare e chi invece doveva fare la fame. Dopo un rapido esame don Rococò aveva emesso il verdetto. “E voi siete pure fortunato: avete in casa il ragazzo con la gamba offesa, a breve il nostro governo ci farà un bellissimo regalo, ha in serbo una legge sul collocamento obbligatorio degli handicappati.”

A distanza di trent’anni, credo che ancora oggi poco sia cambiato. Si cerca di fare qualcosa per la disabilità, quasi mai per il disabile. Per la persona, alla quale mancherà un arto o uno dei sensi, ma non manca la voglia di sperare, sognare, amare, desiderare ed essere desiderato. Ettore aveva imparato a lottare e sopravvivere, dimostrando a se stesso e agli altri che disabilità non significa inabilità. Significa semplicemente adattabilità. Aveva imparato a nuotare, si era diplomato, si era innamorato. La disoccupazione li costringeva a lasciare loro casa, la loro famiglia, il loro paese, per provare a costruirsi un futuro senza debiti o favoritismi. L’emigrazione sembrava essere l’unica soluzione, come lo è stato per tanti prima di loro. Le origini, le radici strappati a forza per non marcire nell’oblio dell’incertezza.

Passano gli anni. Ettore ormai è andato a convivere con la sua ragazza e tutto sommato è sereno e soddisfatto della sua vita. Valeri invece si sente bloccata in un labirinto senza uscita. Poco o niente è cambiato nella sua vita. Adesso ha un lavoro, ma non una persona con cui condividere questa sua vittoria o riscatto dal passato. Quel buco affettivo che la divora da tutta la vita non è ancora riuscita a colmarlo. Ha avuto qualche avventura, qualche storia platonica, ma niente di più e adesso a 35 anni, anche la famiglia pretende che si trovi un uomo da sposare.

Ed è in quel periodo che fa una delle esperienze più brutte. Sempre in rete conosce una persona che la soggioga letteralmente, facendole prendere decisioni frettolose e istintive che presto si riveleranno un doloroso errore. Ma come scriveva Arturo Graf: “Solo chi cade può dare altrui l'edificante spettacolo del rialzarsi.” Valeri matura e diviene consapevole di se stessa mentre si rialza dalle macerie e volge lo sguardo su ciò che poteva essere. Il libro si legge tutto d’un fiato, la lettura è fluida e dà molti spunti di riflessione.

E’ scritto con delicatezza e sensibilità, che riconosco nella sua autrice, la quale ho la fortuna di conoscere e apprezzare il suo contributo ed entusiasmo nell’aiutare gli altri, grazie al suo lavoro e l’attenzione che ha sempre avuto nei confronti della dis- Abilità.

Melina Craxi, scrittrice.