PARALIMPIADI TOKYO 2020
Grazie Diego, campione cuneese alle Paralimpiadi di Tokyo: con te abbiamo vinto tutti!
MARIO ROSSO - Quando più di vent’anni fa, con altri dodici, fondai la Passo (allora non esisteva in provincia nessuna società sportiva di quel genere), mai avrei immaginato che tanti passi avanti si sarebbero potuti fare fino alla conquista, da parte del nostro atleta Diego Colombari (di San Rocco Bernezzo, Cuneo) di una medaglia olimpica, e d’oro per giunta (e, se in altre prove non si fosse guastata la handbike, ne avrebbe probabilmente conquistate due).
Qualcuno l’abbiamo perso per strada (uno anche tragicamente), ma molti si sono aggiunti e aggiunte e la Passo è cresciuta fino ad ottenere il risultato fantastico di Diego. Ciò che, tuttavia, tengo a sottolineare, è che la vittoria (sua e di tutti gli atleti e atlete della Passo) non è solo una vittoria sportiva, è una vittoria che va ben oltre il solo fatto sportivo, perché tutti i nostri atleti sanno quante fatiche fisiche e soprattutto psichiche hanno dovuto (e saputo) affrontare e vincere.
L’atleta paraolimpico ha qualcosa di più dell’atleta normodotato, perché prima di vincere una gara sportiva ha dovuto affrontare e superare una gara ben più difficile: vincere il male che lo ha colpito. Ricordo ancora il giorno di tanti anni fa quando riuscii a convincere i nostri soci in carrozzina (e gli organizzatori della Straconi) a presentarsi tutti e dodici in carrozzina sulla linea di partenza, davanti alla folla degli altri concorrenti. Uno di loro mi confessò di aver timore di apparire, ma riuscì ad imporsi la presenza. Qualche giorno dopo mi disse felice che ora non provava più vergogna (usò proprio questa parola), che aveva vinto ogni timore e che, da allora, lui e altri avevano preso l’abitudine di andare in carrozzina, in quattro o cinque o più, tutti insieme al bar. Tanta strada è stata fatta da allora (a cominciare anche dalla riduzione delle barriere architettoniche in molte città e soprattutto a Cuneo, al cui Comune va un sincero ringraziamento perché è stato fin dall’inizio vicino e di aiuto concreto alla Passo).
E’ stata una vittoria anzitutto culturale, che ben si sposa con le grida di approvazione dei soci paraplegici quando proposi per la neonata società il nome "Promozione attività sportive senza ostacoli", il cui acronimo suona come "Passo", ciò che molti atleti non possono più fare, ma sanno muoversi ugualmente e vincere più ostacoli di tanti altri cosiddetti normodotati. Molta acqua è passata sotto i ponti e da allora è cresciuta molto anche la sensibilità a livello generale. Tanto, però, c’è ancora da fare.
E questo mi piace più di tutto nella nostra Passo: andare in carrozzina non deve essere più un handicap, ma un modo fra i tanti di vivere la vita e di viverla a pieno. E vi è di più nella nostra Passo: l’essere riusciti a mettere insieme uomini e donne colpiti da qualche malanno, ma tutti, facendosi forza l’uno con l’altro, decisi a vincerlo insieme. Quello che conta è il lavoro di squadra. Se Diego ha vinto la medaglia d’oro, il merito (oltre che naturalmente suo) è un po’ di tutti, anche di quelli che, anche se meno forti fisicamente, partecipano alle gare per il solo piacere di stare insieme e insieme crescere.
Il merito è anche di tutti i soci non disabili che prestano il loro servizio volontario e, infine, delle famiglie tutte e, per quanto riguarda in particolare Diego, del suo figlioletto Leandro e della moglie Giulia che hanno saputo infondergli la forza necessaria. Se c’è una cosa di cui vado orgoglioso fra quelle fatte nelle mia vita, quella che più mi rende felice è proprio la Passo. Bravo, bravissimo Diego. Grazie, con te abbiamo vinto tutti. Mario Ross
(Foto tratta da locandina)